2139 Exchange: fare trading a Dubai con il giusto mindset

Trasferirsi a Dubai
Trasferirsi a Dubai anche a vent’anni: un sogno che può diventare realtà.

Prima di internet oltre che con il classico scemo del paese i gruppi informali al bar potevano divertirsi anche alle spalle del TSS: il Tipo che Sembra Sveglio.
Il TSS non era una punta di diamante quanto a curriculum formativo ma poteva vantare onesti diplomi di geometra o di ragioniere e un decoroso lavoro nella ditta del padre o nello studio del cugino. Quando l’ascensore sociale non era proprio grippato come oggi -anzi, oggi ha proprio la tendenza a scendere a precipizio, senza preavviso e anche di diversi piani- il TSS non si vedeva propriamente soddisfatto: rotocalchi e televisione gli mostravano un mondo dorato appena fuori dalla sua portata, convincendolo che gli sarebbe bastato impegnarsi un pochettino per essere ammesso alla siderea corte degli acquirenti di multiproprietà e dei frequentatori del Babaciuba, la discoteca con piscina dove ci vanno quelli delle banche. Il TSS diventava adepto di tortuosi marchingegni di marketing multilivello, presenziava a meeting di training motivazionale e prendeva a frequentare convention sulla distribuzione interattiva in sale di hotel presidiate da ultracinquantenni in camicia bianca e auricolare la cui parlata rivelava all’istante le mancate origini valtellinesi. Gli amici al bar in poco tempo si trovavano davanti un TSS trasformato: via mimetiche, chiodo e magliette dei Twister Sister, e su crave e giacatte. Qualcuno ostentava persino di essere diventato astemio. Comune a tutti i TSS degni di questo nome l’atteggiamento scostante e affettato di chi ha trovato l’asse del proprio destino e ci ha messo su le mani.
Al bar, la prima tirata sulle priorità nella vita infarcita di considerazioni che sarebbero piaciute a Margaret Thatcher valeva al TSS qualche sghignazzo, l’invito ad accomodarsi in Fanculerìa e l’immediato inserimento nella Lista di Proscrizione, dove finivano i soggetti cui non rivolgere la parola per nessun motivo. Incoraggiavano l’emarginazione del neo-elegante TSS anche i perplimenti adesivi con cui la sua Fiat comprata “facendo il finanziamento” (una espressione indovinata: faceva pensare che fosse stato lui a elargire il proprio denaro in eccesso al concessionario…) riportava il suo numero di casa e scritte del tipo “Vuoi perdere peso? Chiedimi come!” in grossi caratteri di un font come il Comic Sans, a ulteriore garanzia di affidabilità e autorevolezza.
Il TSS rispolverava agende, saccheggiava rubriche, spulciava elenchi telefonici: amici di una vita, contubernali, compagni di scuola dall’asilo in su, parenti di quelli che si vedono solo ai funerali, vicini di ombrellone e addirittura quella svampita di Voghera cui aveva toccato il culo quella sera al PuccyPu che i buttafuori gli ruppero sei costole cominciavano a ricevere telefonate del tipo “Carissimo! Quanto tempo! Ti ricordi di me…?” cui seguivano tentativi di cooptazione più o meno stringenti in qualcuno dei giri su descritti.
Al bar lo davano per perso e lo rimpiangevano anche il giusto, per non dire per niente.
E difatti almeno per qualche mese -ma più spesso per sempre- il TSS spariva.
Per vie traverse -nei casi più gravi grazie alle comunicazioni informali dell’appuntato in servizio alla vicina caserma fermatosi per una cedrata- si palesava agli avventori adusi alla Moretti da sessantasei un normale drammatico sfacelo[*] fatto di litigi, conti in rosso, firme false, denunce, separazioni coniugali, autovetture rigate e pignoramenti. L’ascensore sociale su cui il TSS era salito di gran carriera aveva finalmente spalancato le sue porte. E le aveva spalancate proprio al piano della Cancelleria Decreti Ingiuntivi. Dove il TSS era stato accolto col calore con cui si accoglie una persona a lungo attesa.
Adesso invece esistono internet e le app, che in sei minuti fanno di qualsiasi titolare di conto corrente alle poste uno squalo della finanza in bitcoin con il budget pronto a cogliere long squeeze to the moon grazie al pump and dump. Da quando esistono le “reti sociali” il web si è riempito di irritanti ventenni in video che esordiscono con “Amici!” e raccontano come sono riusciti a trasferirsi a Dubai però per favore compra il loro corso sul trading a quarantatré euro altrimenti non sanno come pagare le bollette. Sicché, dicono le gazzette di questi giorni, qualcuno tempo fa si è vestito con eleganza, si è piazzato davanti a un cellulare acceso, ha registrato un po’ di boiate in gergo, ha messo su una app che non faceva affatto quello che diceva che avrebbe fatto e ha ramazzato cassettate di soldi da decine di migliaia di persone in giro per mezza penisola italiana rifilandogli il solito schema Ponzi. Vale a dire che ai primi tre polli ha promesso interessi altissimi ed è stato di parola, perché li ha ripagati prendendo i soldi dai secondi trentamila che adesso sono lì che piangono. Il baraccone messo su da chissà chi si chiamava “2139 Exchange“. Per sentire puzza di bruciato -a parte il fatto che questa roba puzza di bruciato in quanto tale- sarebbe bastato fare attenzione al 2139. Ovvero ai BACI che ti toccano in exchange -appunto- del denaro che hai affidato a questo arnese.
Rispetto al TSS, il TSS 2.0 ha almeno il vantaggio di essere meno appariscente e di operare in modo solitario e composto. L’inverno del suo crollo inizierà nel gelo di una plumbea mattina feriale in cui la moglie in sottoveste e occhiaie gli chiederà conto di certi ammanchi a diciassette zeri dal conto corrente comune e finirà con lui rannicchiato sotto tre coperte nella Siberia delle utenze staccate, a fissare teneramente la foto dei figli che la sua ex si è portata via sbattendo la porta. Ma potrà almeno uscire di casa senza che al bar, dove da trent’anni sorseggiano Ichnusa in santa pace, ci siano troppi sghignazzi al suo passaggio.

[*] Eros Alesi, 1970.

Emiliano Laurini. Il pugile di Scandicci che non picchia le donne: paga altri perché gliele picchino

Buongiorno.
Io mi chiamo Emiliano Laurini, ho quarantun anni e sono un italiano che mette fotine su tìcche tòcche.
Fotine dove picchio questo o quello, coi guantoni.
Poi però c’era questa che io ci stavo insieme, no? Sicché quando non ci sono stato insieme più non è che l’ho picchiata, ho dato soldi a du’ ragazzi con la metà dei miei anni perché la picchiassero loro. Nemmeno il coraggio di picchiarla io.
Perché per noi italiani la viltà è una cosa seria, da secoli e secoli: da Gavinana a Kobarid, da Maramaldo a Cadorna.
Sicché, dicevo, la fo picchiare da altra gente così non mi beccano mica.

E invece mi hanno beccato, me e quegli altri.
Ma con calma, volevano essere sicuri.
Ci hanno messo un paio di mesi, così mi possono caricare di imputazioni e non me la cavo nemmeno se mi fo difendere da Pèrri Mèson.
Sicché io la festa del 25 aprile me la passo alla Dogaia, nella sezione di quelli che tocca anche stare attenti il doppio perché quelli che toccano le donne e i bambini là dentro rischiano anche grosso.
Poi ci si rivede al processo, mi sa che qui dentro ci fo anche Ferragosto.

Alessandro Maja, architetto milanese fra concepts, chef, food blogger, general contractors e family massacre

Maja Group è un atelier di progettazione che opera in Italia e all’estero.
Fornisce un supporto a 360° per la progettazione di spazi commerciali nel “Food&Beverage”: dall’idea del nuovo concept alle relative strategie di marketing, alla realizzazione dello spazio architettonico, allo start up iniziale e consulenza di gestione.
Fulcro e fondatore è Alessandro Maja, milanese di nascita, cresciuto tra i Caffè milanesi, maturando un’esperienza pluriennale nella progettazione degli stessi. Vulcanico di idee, originali e stravaganti, ma concrete e funzionali!
La realizzazione dei nuovi concepts avviene in simbiosi con validi consulenti, tra i quali Chef, food-Blogger, Consulenti grafici e di Comunicazione, General Contractor, e Consulenti legali di Diritto industriale, così da tutelarne l’immagine coordinata.
Sono state ideate e realizzate soluzioni progettuali in Milano, Sicilia, Spagna, Olanda, Venezuela, intervenendo anche nella realizzazione di alcuni spazi all’interno dell’ Aeroporto Intercontinentale di Malpensa, nonché di uno spazio all’interno della Stazione Ferrovie Nord Cadorna di Milano.
In questo contesto è maturato l’ultimo e più radicale result oriented concept di Alessandro Maja: il family massacre project.
Portato a termine secondo le metodologie just in time dello hammer handling e dello skull smashing, il concept ha avuto il suo coronamento in un self-immolation attempt concluso da una rapida law enforcement op.

Queste cose erano scritte su majagroup.it, un sito che il 4 maggio 2022 è stranamente stato messo “in aggiornamento”.
Nessun problema: archive.org non perdona, e ci ha permesso di recuperare tutto il testo e di riproporlo qui.
Le ultime righe in corsivo sono nostre.

Napoli. Antonio Martone, un ardente amore per il fratello Domenico.

La famiglia è un valore. Su questo è d’accordo tutto l’arco costituzionale, specie in campagna elettorale: i toni ostili alla teoria del gender e ad altre malevole forze disgregatrici sono proprio all’altezza dell’importanza della causa.
Questa la teoria.
O meglio, le balle, come al solito.
Poi c’è la realtà.
E nella realtà la famiglia è il regno del colpo basso, della porcata pura e semplice, di personalità sempre in conflitto e anche la finta gentilezza è per litigare per dirla con toni alati, di carogne pure e semplici per usare un linguaggio più alla buona.
Ragion per cui un Antonio che fa il cuoco su una nave da crociera (quelle specie di centri commerciali galleggianti dove tutto costa il triplo che a terra e qualcuno ha anche il coraggio di chiamarle vacanze) può benissimo accarezzare un po’ il fratello Domenico e persuaderlo a stipulare una polizza sulla vita, intestandola a lui personalmente.
Ora, per riscuotere una polizza sulla vita occorre che il contraente muoia.
Antonio non si è certo perso d’animo: con marinaresco senso pratico ha tramortito il fratello, lo ha messo in auto e ha dato fuoco a tutto in un podere. Il marinaresco senso pratico sorvolava sul fatto che vista la situazione finanziaria del fratello, Antonio Martone sarebbe stato il primo sospettato anche per l’ispettore Clouseau. E ometteva anche di soffermarsi sull’esistenza di un mucchio di telecamere sempre accese, impiccione come una portinaia.
Probabilmente in via Medina hanno risolto tutto in una quindicina di minuti, ma prima di accompagnare Antonio al suo nuovo domicilio dove potrà studiare con ogni cura gli atti che lo accusano di omicidio premeditato con l’aggravante dei motivi abietti e futili e della crudeltà hanno atteso riguardosi diversi giorni. Volevano che coltivasse per qualche tempo la certezza di raggiungere la sua amante, al calduccio nelle isole del sud est asiatico.

Pescara: gli arrosticini sono in ritardo? Nessun problema: Federico Pecorale spara e se la cava.

Cominciamo dall’inizio.
Federico Pecorale ha meno di trent’anni ma è già bello corpulento. Sarebbe stato meglio per la sua salute rimanere a casa a mangiare insalata e a bere acqua di rubinetto invece che andare al ristorante.
Siccome ha proprio deciso di andarci, sarebbe stato per lo meno costruttivo mantenervi un profilo composto, per non dire morigerato.
Invece.
Invece ha deciso di non tollerare l’arroganza degli immigrati che ci portano via il lavoro e siccome nasce una spinosa questione sugli arrosticini (pietanza difficilissima, si sa: sempre troppi o troppo pochi, troppo caldi o troppo freddi) e chi li porta era scuro di pelle e quindi colpevole senz’altro, cosa fa?
Spara e se la cava, che razza di domande.
D’altro canto chi può accampare indubbia superiorità di sangue -come attestano la corpulenza, la testa rasata e l’abbigliamento da sfaccendato globale ben evidenziati da quella telecamera che questo D’Annunzio in scarpdetènnis non aveva certo messo in conto- non è che può tollerare affronti del genere come se nulla fosse.
Quindi tira fuori la pistola e spara.
Cinque colpi contro Yelfri Guzman.

Poi scappa.
In taxi.
Credendo ovviamente di farla in barba a tutti quanti e di tornarsene tranquillo in Svizzera. Nella sua mente doveva essere una cosa del tipo Renato Vallanzasca contro l’Ispettore Zenigata.
Invece l’hanno beccato, e sarà una cosa tipo Tutto il Peso del Codice Penale contro grassoccio in tutina.
E ci sarebbe stato da stupirsi del contrario.

Il lavoratore colpito per fortuna ne è uscito vivo; ad attestare come il signorino Pecorale non sia un gran che nemmeno come tiratore.

Davide Fontana, un bancario calmo e razionale.

Eravamo quattro amici al bar
Che volevano cambiare il mondo
Destinati a qualche cosa in più
Che a una donna ed un impiego in banca…

Uno dei quattro amici si chiama stavolta Davide Fontana e non bastandogli un impiego in banca si è anche messo con una donna.
Elegante nell’abbigliamento come ci si aspetta che sia uno che lavora in banca, Davide Fontana ama i cibi raffinati e i ristoranti costosi, com’è giusto che faccia uno che lavora in banca.
Nel sito di cibi raffinati e di ristoranti costosi che ha aperto insieme a ragazze giovani e dai gusti all’altezza della sua considerazione si definisce così:

Nato a Milano in Aprile, ariete atipico, calmo e razionale ma testardo e determinato a raggiungere gli obiettivi prefissati.
Amo la cucina a 360°, mi diletto ai fornelli provando e riprovando ricette tradizionali e non, cercando spunti e ispirazione dai migliori chef. La creatività la ricerco nei ristoranti che frequento, sono sensibile al fascino di un piatto che riesca ad abbinare bellezza visiva ad un gusto sorprendente.
Appassionato di tecnologia e fotografia, questo progetto nasce con l’ambizione di coniugare tutte le mie passioni, fonderle insieme e cercare (e ricercare) novità e sperimentazioni food.

Nel marzo 2022 è venuto fuori che Davide Fontana con calma razionalità, testardaggine e determinazione, ha raggiunto l’obiettivo di uccidere Carol Maltesi, la donna con cui aveva una relazione. Prima l’ha uccisa, poi l’ha tenuta per almeno un mese in un congelatore (senz’altro in omaggio al fascino, alla bellezza visiva e ai gusti sorprendenti) e poi l’ha fatta a pezzi.
Pezzi che si è premurato di gettare in una scarpata in Val Camonica.
Poi è tornato a casa e ha continuato a “lavorare” in banca.
E a mettere in rete belle foto di cose buone da mangiare.

Chissà gli altri tre amici del bar che cosa ne pensano.

Basta dittatura! No Green Pass, No Vax! A fianco del popolo che lotta per la libertà!

…Allora: ci si iscrive a Telegram.
Tanto su telegram non ti intercetta nessuno, non è mica WhatsApp.
Poi si fa un gruppo che inneggia alla libertà e alla fine della dittatura.
Un gruppo Telegram, come farebbero tra mammine di bambine (vestite tutte di rosa) iscritte alla Regia Scuola Media “Rachele Mussol- ah, no, non si può più” di qualche paesino delle prealpi venete.
Ci si mettono, nel gruppo, decine di migliaia di amanti della libertà.
A quel punto si lascia che le migliaia di amanti della libertà discettino con competenza, discrezione e padronanza di bombe incendiarie, tecniche di combattimento e di altri argomenti per buoni a nulla che vorrebbero dare a intendere di essere capaci di tutto.
A quel punto un tizio della digos NON si traveste da tizio della digos, ché figuriamoci se scomodano gli eskimo e le barbe finte per questa banda di cialtroni, va dal cinese davanti alla questura, tira fuori una manciata di spiccioli di quelli che in ufficio servono a pagare il caffè alle mammine di cui sopra quando vengono a denunciare i NEGRI con le caramelle drogate appostati fuori dalle scuole così le amate fanciulle passano all’istante all’uso di eroina, si compra una SIMM e si iscrive al gruppo anche lui.
Il resto è conseguenza.

Omar Confalonieri – Confalonieri Real Estate, agente immobiliare in Milano. Ué figa.

Questo è il signor Omar Confalonieri.
Fra la Milano da bere e la generazione apericena si è fatto strada nella vita operando nello estate (nel senso che è un tipo da spiaggia) business.
E le donne le doveva immergere nelle benzodiazepine altrimenti non batteva chiodo.
Scoprirà presto che in via Filangieri -Milano, posizione centrale- hanno discreti monolocali con angolo cottura che desteranno sicuramente il suo interesse di immobiliarista. Arredamento minimale, acqua corrente, per la clientela maggiormente qualificata sono previste sistemazioni singole.
…No, la cravatta, con la cintura e le stringhe dei mocassini firmati, gli chiederanno di lasciarle al guardaroba durante la selection at the door.
Non si vuole che gli ospiti si rechino anzitempo in altra sede.

A Francolino di Carpiano Salvatore Staltari spara e se la cava

La provincia lombarda opìma ed operosa riserva non-sorprese quante se ne vogliono. Sparare e cavarsela, e uscir di scena in una maniera tale da fare ribrezzo persino ai procuratori. Persino a chi viene a raccattare quello che rimane di te per toglierlo di mezzo, prima che grazie al sole di fine estate tu riesca a fare ulteriori danni.
Così non si capisce nemmeno cosa potessero averti mai fatto, Salvatore Staltari, quella Catherine Panis che aveva trent’anni meno di te e vostra figlia Stefania Staltari, che di anni ne aveva quindici.
Salvado’, scusa tanto, ma dalle foto che sono venuti a fare dopo che hai sparato -nel sonno, dicono- a due donne persino l’ingresso di casa tua riesce ad apparire scostante. Una casaccia con il nulla da una parte e i capannoni degli spedizionieri dall’altra, una specie di anticipo di inferno in cui forse certe idee verrebbero anche alla più posata e razionale delle persone. Sembra che nemmeno i servizi sociali volessero più avere a che fare con te a Francolino di Carpiano, a un tiro di schioppo dagli apericena milanesi e dal quadrilatero della moda.
Hai sparato e te la sei cavata, e con una di quelle pistole da film americano che sono il sogno di ogni provincialotto in là con gli anni ma prepotente e cialtrone come quando ne aveva undici o dodici e il massimo della vita era cercare di fracassare caviglie e ginocchia di chi osava contrastarlo sul campetto parrocchiale. Chissà come mai a settant’anni suonati eri ancora a diventar matto per mettere insieme qualche spicciolo.
Tra l’altro ti ci avevano anche già beccato, con armi che non avresti dovuto avere. Diciamo che non ti sei fatto mancare proprio niente.
Chissà se avevi anche un cane.
Avresti ucciso anche quello?
Ma no, forse no.

Voghera. l’assessore alla sicurezza Massimo Adriatici spara e uccide un uomo in piazza Meardi

Allora.

C’è un ricco ben vestito che si chiama Massimo Adriatici.
Che non è solo un ricco ben vestito (che già sarebbe quanto basta per tenersene alla larga) ma è anche assessorello alla sicurezzina a Voghera, dove si presume abbia fatto strage di suffragi tra le famose casalingue.
E come assessorello alla sicurezzina, va al bar armato.
Al bar litiga con un tizio -pare ci sia anche la solita scusa delle molestie a una ragazza- e molto logicamente gli spara.
Invece di dire le cose come stanno, vale a dire che ha ammazzato un marocchino così ce n’è uno di meno in giro -cosa che gli avrebbe fatto perdere qualche punto agli occhi di qualche cuore tenero, ma che gli avrebbe valso la rielezione al prossimo giro di ruota- si mette a cianciare di proiettili che partono accidentalmente.

Allora, ripetiamo insieme:

– Légionnaire, tu es un volontaire servant la France avec honneur et fidélité.
– Chaque légionnaire est ton frère d’arme, quelle que soit sa nationalité, sa race, sa religion. Tu lui manifestes toujours la solidarité étroite qui doit unir les membres d’une même famille.
– Respectueux des traditions, attaché à tes chefs, la discipline et la camaraderie sont ta force, le courage et la loyauté tes vertus.
– Fier de ton état de légionnaire, tu le montres dans ta tenue toujours élégante, ton comportement toujours digne mais modeste, ton casernement toujours net.
– Soldat d’élite, tu t’entraînes avec rigueur, tu entretiens ton arme comme ton bien le plus précieux, tu as le souci constant de ta forme physique.
– La mission est sacrée, tu l’exécutes jusqu’au bout et, s’il le faut, en opérations, au péril de ta vie.
– Au combat tu agis sans passion et sans haine, tu respectes les ennemis vaincus, tu n’abandonnes jamais ni tes morts, ni tes blessés, ni tes armes.

Bene: ora che ci siamo divertiti, andiamo a ripetere anche un’altra serie di norme, che nel suddetto simpatico e costruttivo sodalizio d’Oltralpe (dice ci si mangia male ma in compenso si dimagrisce) serve da colazione, pranzo, aperitivo e cena:

1. Une arme doit toujours être considérée comme chargée.
2. Ne jamais pointer ni laisser pointé le canon d’une arme sur quelqu’un ou quelque chose que l’on ne veut pas détruire.
3. Garder l’index hors de la détente tant que les organes de visée ne sont pas sur l’objectif.
4. Être sûr de son objectif et de son environnement.

Alla luce di quanto sopra, c’è il lieve sospetto che la realtà sia difforme dai raccontini dei ben vestiti. Specie di quelli di Voghera.
Ma teniamocelo per noi, per carità.