Prima di internet oltre che con il classico scemo del paese i gruppi informali al bar potevano divertirsi anche alle spalle del TSS: il Tipo che Sembra Sveglio.
Il TSS non era una punta di diamante quanto a curriculum formativo ma poteva vantare onesti diplomi di geometra o di ragioniere e un decoroso lavoro nella ditta del padre o nello studio del cugino. Quando l’ascensore sociale non era proprio grippato come oggi -anzi, oggi ha proprio la tendenza a scendere a precipizio, senza preavviso e anche di diversi piani- il TSS non si vedeva propriamente soddisfatto: rotocalchi e televisione gli mostravano un mondo dorato appena fuori dalla sua portata, convincendolo che gli sarebbe bastato impegnarsi un pochettino per essere ammesso alla siderea corte degli acquirenti di multiproprietà e dei frequentatori del Babaciuba, la discoteca con piscina dove ci vanno quelli delle banche. Il TSS diventava adepto di tortuosi marchingegni di marketing multilivello, presenziava a meeting di training motivazionale e prendeva a frequentare convention sulla distribuzione interattiva in sale di hotel presidiate da ultracinquantenni in camicia bianca e auricolare la cui parlata rivelava all’istante le mancate origini valtellinesi. Gli amici al bar in poco tempo si trovavano davanti un TSS trasformato: via mimetiche, chiodo e magliette dei Twister Sister, e su crave e giacatte. Qualcuno ostentava persino di essere diventato astemio. Comune a tutti i TSS degni di questo nome l’atteggiamento scostante e affettato di chi ha trovato l’asse del proprio destino e ci ha messo su le mani.
Al bar, la prima tirata sulle priorità nella vita infarcita di considerazioni che sarebbero piaciute a Margaret Thatcher valeva al TSS qualche sghignazzo, l’invito ad accomodarsi in Fanculerìa e l’immediato inserimento nella Lista di Proscrizione, dove finivano i soggetti cui non rivolgere la parola per nessun motivo. Incoraggiavano l’emarginazione del neo-elegante TSS anche i perplimenti adesivi con cui la sua Fiat comprata “facendo il finanziamento” (una espressione indovinata: faceva pensare che fosse stato lui a elargire il proprio denaro in eccesso al concessionario…) riportava il suo numero di casa e scritte del tipo “Vuoi perdere peso? Chiedimi come!” in grossi caratteri di un font come il Comic Sans, a ulteriore garanzia di affidabilità e autorevolezza.
Il TSS rispolverava agende, saccheggiava rubriche, spulciava elenchi telefonici: amici di una vita, contubernali, compagni di scuola dall’asilo in su, parenti di quelli che si vedono solo ai funerali, vicini di ombrellone e addirittura quella svampita di Voghera cui aveva toccato il culo quella sera al PuccyPu che i buttafuori gli ruppero sei costole cominciavano a ricevere telefonate del tipo “Carissimo! Quanto tempo! Ti ricordi di me…?” cui seguivano tentativi di cooptazione più o meno stringenti in qualcuno dei giri su descritti.
Al bar lo davano per perso e lo rimpiangevano anche il giusto, per non dire per niente.
E difatti almeno per qualche mese -ma più spesso per sempre- il TSS spariva.
Per vie traverse -nei casi più gravi grazie alle comunicazioni informali dell’appuntato in servizio alla vicina caserma fermatosi per una cedrata- si palesava agli avventori adusi alla Moretti da sessantasei un normale drammatico sfacelo[*] fatto di litigi, conti in rosso, firme false, denunce, separazioni coniugali, autovetture rigate e pignoramenti. L’ascensore sociale su cui il TSS era salito di gran carriera aveva finalmente spalancato le sue porte. E le aveva spalancate proprio al piano della Cancelleria Decreti Ingiuntivi. Dove il TSS era stato accolto col calore con cui si accoglie una persona a lungo attesa.
Adesso invece esistono internet e le app, che in sei minuti fanno di qualsiasi titolare di conto corrente alle poste uno squalo della finanza in bitcoin con il budget pronto a cogliere long squeeze to the moon grazie al pump and dump. Da quando esistono le “reti sociali” il web si è riempito di irritanti ventenni in video che esordiscono con “Amici!” e raccontano come sono riusciti a trasferirsi a Dubai però per favore compra il loro corso sul trading a quarantatré euro altrimenti non sanno come pagare le bollette. Sicché, dicono le gazzette di questi giorni, qualcuno tempo fa si è vestito con eleganza, si è piazzato davanti a un cellulare acceso, ha registrato un po’ di boiate in gergo, ha messo su una app che non faceva affatto quello che diceva che avrebbe fatto e ha ramazzato cassettate di soldi da decine di migliaia di persone in giro per mezza penisola italiana rifilandogli il solito schema Ponzi. Vale a dire che ai primi tre polli ha promesso interessi altissimi ed è stato di parola, perché li ha ripagati prendendo i soldi dai secondi trentamila che adesso sono lì che piangono. Il baraccone messo su da chissà chi si chiamava “2139 Exchange“. Per sentire puzza di bruciato -a parte il fatto che questa roba puzza di bruciato in quanto tale- sarebbe bastato fare attenzione al 2139. Ovvero ai BACI che ti toccano in exchange -appunto- del denaro che hai affidato a questo arnese.
Rispetto al TSS, il TSS 2.0 ha almeno il vantaggio di essere meno appariscente e di operare in modo solitario e composto. L’inverno del suo crollo inizierà nel gelo di una plumbea mattina feriale in cui la moglie in sottoveste e occhiaie gli chiederà conto di certi ammanchi a diciassette zeri dal conto corrente comune e finirà con lui rannicchiato sotto tre coperte nella Siberia delle utenze staccate, a fissare teneramente la foto dei figli che la sua ex si è portata via sbattendo la porta. Ma potrà almeno uscire di casa senza che al bar, dove da trent’anni sorseggiano Ichnusa in santa pace, ci siano troppi sghignazzi al suo passaggio.
[*] Eros Alesi, 1970.