Incredibili gli atti arbitrari che la proba e laboriosa popolazione della penisola italiana deve subire per colpa del buonismo dei cattocomunisti. L’ucraina Khrystyna Novak, arrivata con un visto turistico, ha stroncato la carriera di un tatuatore di Castelfranco di Sotto.
Giunta nell’agosto del 2020 grazie alle permissive leggi in vigore, la Novak aveva fatto coppia con Airam Gonzalez Negrin, un imprenditore che non teme né chi è, né quel che vuole diventare: per questo è orgoglioso possessore di una Kawasaki Z1000SX.
Quando Airam ha incontrato alcune difficoltà che lo hanno costretto a interrompere per qualche tempo la sua brillante vita di giovane di successo, la ragazza ucraina ha pensato bene di sparire.
Ora basta ridere.
La penisola italiana non produce soltanto vigliacchi a cassettate e buoni a nulla a squadroni.
Produce anche e soprattutto cialtroni che si credono furbi.
Francesco Lupino tatuatore assassino è stato arrestato il 23 marzo 2021 con l’accusa non da poco di aver ucciso e fatto sparire Khrystyna Novak. Le armi e la droga trovate a casa di Gonzalez Negrin gliele aveva date lui.
Per poi denunciarlo.
Sparito Negrin, aveva fatto la posta alla ragazza e in capo a poche ore è riuscito a ucciderla, a quanto sembra con un’arma corta che si portava spesso dietro e che aveva collaudato con pieno successo su uno dei cani di Airam Gonzalez Negrin.
Un ambiente sano, equilibrato e sereno, quello della provincia pisana; secondo la stampa Francesco Lupino aveva avuto una serie di pesantissime discussioni con Negrin proprio nei giorni precedenti la scomparsa della Novak; evidentemente stufo di un certo modo di intendere le cose (si potrà immaginare per quali motivi), Negrin gli aveva ingiunto anche di togliersi dai piedi e di liberare la casa che gli aveva affittato.
Insomma: quello spagnolo lo aveva fatto arrabbiare. Uccidere la sua ragazza dopo avergli ucciso il cane doveva sembrargli la cosa più logica. Uno sfogo comprensibile, quasi un atto dovuto.
Ora, un Francesco Lupino trasferitosi da Prato ad Altopascio era finito prima in questura e poi sui giornali già nel 2008, con la rivoluzionaria accusa di spaccio di cocaina. Il Francesco Lupino citato nell’articolo aveva trentasei anni, il che lo fa maledettamente simile al Francesco Lupino cinquantenne appena associato alla casa circondariale di competenza.
All’epoca, “Nel corso delle perquisizioni oltre a modiche quantità di stupefacente, sono stati sequestrati ai Lupino ben 360.000 euro suddivisi in trentasei libretti di risparmio al portatore da 10.000 euro l’uno, nonché titoli e documenti vari ritenuti utili alle indagini. Un vero tesoro.”
Il che indica che il crimine rende e nemmeno poco: i tatuaggi, potremmo sostenere ostentando una palese ingenuità, servono per le sigarette.
Ma non basta. “Francesco Lupino, titolare di un negozio di tatuaggi ad Altopascio, era balzato già agli «onori» della cronaca nel maggio scorso [del 2008, n.d.r.]. Fu infatti trovato dai carabinieri in piena notte a curiosare davanti al kebab incendiato da misteriosi piromani: colto da un raptus, si rifiutò però di fornire le proprie generalità e addirittura colpì con una testata un carabiniere, procurandogli la frattura del setto nasale. Venne arrestato e messo ai domiciliari.”
Il numero di individui che pensano di risolvere le questioni a testate risulta costante da qualche anno, se non proprio in ascesa. Peccato per loro che gli esiti non siano sempre quelli sperati.
A giudicare dagli sviluppi successivi, il Lupino non deve aver perduto né il pelino né il vizietto. In ogni caso esiste un limite anche all’intraprendenza armata dei cialtroni violenti e il 23 marzo 2021 gli inquirenti hanno tenuto una lunga e documentata conferenza stampa in cui hanno raccontato, con estesissimi dettagli e puntiglio particolareggiato, come hanno fatto a mettere Francesco Lupino in condizioni di non doversi preoccupare per l’alloggio per un periodo di tempo che si annuncia piuttosto lungo. In pratica gli hanno presentato il conto con tutto comodo, mettendoci anche le sciocchezze, le leggerezze, le idiozie piccole e grandi che aveva accumulato nel frattempo.
La penisola italiana, si diceva, non produce soltanto vigliacchi a cassettate e buoni a nulla a squadroni.
Produce anche e soprattutto lupini che si credono volpini.