Torino: con lo spray al peperoncino due persone accedono a uno stato di tutela a prova di malintenzionato!

Maria Amato era uscita tetraplegica dagli incidenti di Piazza San Carlo a Torino. Per chi non lo ricordasse, il 3 giugno 2017 la piazza era stracolma di gente che guardava una partita di calcio su un megaschermo. Un gruppetto di cialtroni che intendeva approfittare della calca per qualche furtarello usò uno spray al peperoncino per agevolare le cose.
Totale, oltre 1500 feriti e un morto.
Con questo siamo a due.
Due persone cui lo spray al peperoncino ha effettivamente conferito l’inviolabilità assoluta a fronte di qualsiasi malintenzionato, anche se in una maniera non perfettamente corrispondente alle intenzioni di chi lo ha propagandato.

La politica -in particolare la Lega- lucra due volte sul caso: prima che si verificasse promuovendo il clima di terrore che domina incontrastato da quasi vent’anni e presentando gli spray come arma di difesa di cui non è saggio fare a meno.
Poi, a macello avvenuto, blindando ulteriormente qualsiasi occasione di pubblico ritrovo e rendendo di fatto economicamente impossibile da organizzare persino una sagra della porchetta.
Il risultato -voluto e cercato- quello di tenere sprangate in casa il più persone possible.
A televisione sempre accesa.

Io sparo e me la cavo – 6

Uno che lavora sul serio tutto il giorno, alzandosi prima dell’alba e rincasando disfatto dopo una decina di ore abbondanti, penserebbe ai broker come a gente con il doppiopetto e la bombetta che fa avanti e indietro con Londra in business class e che in genere non rischia di finire fra gli utenti della Caritas diocesana.
Poi si apre un giornale qualsiasi e viene fuori che il broker si può fare anche a Paternò (Catania) invece che a Kensington.
Come Gianfranco Fallica, che a trentacinque anni aveva moglie, due figli, e quell’inizio di calvizie che rassicura tanto le donne, i clienti e i capufficio.
L’affidabilità fatta persona: chi si sognerebbe di negargli una pistola e magari più di una, dopotutto lavora col denaro e con gente che non si sa mai come potrebbe reagire quando la borsa perde mezzo punto.
Insomma, un qualsiasi giorno di dicembre Gianfranco Fallica prende una pistola (“legalmente detenuta”, sottolineano sempre; come se facesse qualche differenza), uccide la moglie, uccide i figli e si suicida.
E perde tutti i punti.

Corinaldo: usa lo spray al peperoncino e scampa a sessantacinque violentatori!

La notte del 7 dicembre alla Lanterna Azzurra di Corinaldo c’era un concerto.
Uno di questi cianciatori tutti scritti addosso che gli amanti dell’immortale musica barocca come chi scrive non hanno motivo di considerare.
In compenso lo hanno considerato un sacco di ragazzini paganti che hanno riempito la Lanterna Azzurra.
Dove qualcuno ha usato uno spray al peperoncino di quelli che la Lega distribuisce alle iniziative elettorali.
Panico e fuggi fuggi generale a fendere la calca.
Sei morti e cinquantanove feriti, dicono.
L’elettorato leghista è fatto di vecchi incarogniti che hanno paura di tutto: paure coltivate con cura da decenni per motivi elettorali. D’altronde Matteo Salvini non è stato capace di laurearsi neppure in sedici anni, è divorziato ed è sovrappeso: se dovesse cadere in disgrazia avrebbe i suoi bravi problemi anche a farsi assumere come usciere part-time in qualche cooperativa di terz’ordine.
Un elettorato del genere, a fronte di un fatto simile, può commentare solo in un modo: se la sono cercata, sarebbero dovuti rimanere a casa loro, meglio loro che io.

Io sparo e me la cavo – 5

Fredy Pacini fa il gommista a Monte San Savino.
Mircea Vitalie fa il ladro dove capita.
Fredy Pacini di ladri se ne intende perché gli sono entrati in ditta diverse volte e sono cose seccanti.
Mircea Vitalie non sa che Fredy Pacini di ladri se ne intende e gli entra in ditta per fargli cose seccanti.
Fredy Pacini non si fa seccare un’altra volta e provvede lui a far secco Mircea Vitalie.
Risultato, un ladro morto e un gommista che ha sparato.
E che col senno di poi (di due secondi dopo, diciamo) ne avrebbe fatto a meno volentieri.
Perché la propaganda è una cosa, la vita è un’altra.

Le donne immigrate sono sempre più spesso causa di incendi dolosi!

Un rapido esame dei casi considerati fino ad oggi in questa sede, che erano quello di Violeta Mihaela Senchiu e di riflesso quello di Ion Cazacu, potrebbe far pensare che togliere di mezzo gli incomodi ricorrendo alla vivicombustione fosse una pratica che gli italiani riservavano ai cittadini della Repubblica di Romania.
Per fortuna il signor Gianfranco Zani di Sabbioneta, uno delle decine di migliaia di appassionati della bottiglia stupidi e cattivi che la Padania non cessa di produrre (forse è questo che si intende quando la si definisce la zona più produttiva del paese), ha dimostrato il 23 novembre 2018 che la pratica, volendo, può essere estesa anche ai cittadini della Repubblica Slovacca.
Dalla Repubblica Slovacca viene Silvia Fojticova, moglie in via di separazione del signor Zani. Il signor Zani, a detta della moglie, non era proprio una personcina delle più accomodanti; oltre a essere “sempre ubriaco, notte e giorno” pare fosse manesco ed aggressivo al punto che la Fojticova con i tre figli aveva cercato un’altra sistemazione e un giudice gli aveva anche intimato di tenersi alla larga dalla casa di famiglia.
Chissà se il signor Zani si era risolto anche lui a dormire in macchina come tanti padri separati.
Intanto che noi paghiamo le schede telefoniche ai negri, ovviamente.
Rispetto a Gimino Chirichella, spacciatore e magnaccia dal nome ridicolo che ha bruciato viva Mihaela Senchiu, il signor Zani avrebbe avuto anche la delicatezza di avvertire in anticipo la moglie di certi propositi. Salvo poi calcolare male tempi e modi dell’azione perché nell’incendio della casa è morto solo il figlio undicenne Marco.
Ma da un pur operoso artigiano lombardo che sfoggiava tetre felpette della Marina Militare e che per anni ha scribacchiato su Facebook rare e insulse noterelle zeppe di errori di ortografia non era realistico pretendere maggiore accuratezza.

Io sparo e me la cavo – 4

Marianna Pepe sparava e se la cavava.
Se la cavava alla grande come tiratrice: medaglie a tutto spiano.
E caporal maggiore dell’esercito.
Poi si è messa con uno che per sua fortuna non doveva essere un gran che come tiratore, altrimenti invece di accontentarsi di picchiarla l’avrebbe senz’altro tolta di mezzo altrimenti, sempre a proposito di gente che spara e se la cava.
Secondo i giornali Marianna Pepe la sera prima della morte sarebbe stata picchiata violentemente dall’ex compagno e, probabilmente, davanti al figlio di lei, di cinque anni. Per sfuggire alle botte, con il piccolo, ha chiesto ospitalità a un amico. A casa di questi la donna avrebbe assunto cocaina e probabilmente farmaci. Poche ore dopo è morta. Secondo primi risultati delle indagini la morte della donna potrebbe essere stata causata dall’assunzione contemporanea di farmaci e alcolici, ma sarà l’autopsia […] ad accertare le ragioni esatte del decesso.
Il tasso melaninico delle splendide persone coinvolte, da un manesco come ce ne sono a milioni a un “amico” che per prima cosa offre cocaina e farmaci a una che gli piomba in casa in quelle condizioni, non è politicamente sfruttabile e la notizia passa sotto relativo silenzio.
Altrettanto indubbio è che la propensione a pessime abitudini e a pessime frequentazioni imperversa anche in quegli ambienti che la propaganda governativa presenta come connotati da una costruttiva salubrità di vita.
Mica stiamo parlando del centro sociale dietro casa.

Io sparo e me la cavo – 3

Io detengo legalmente diverse armi.
Tu detieni legalmente diverse armi.
Egli detiene legalmente diverse armi.
Noi deteniamo legalmente diverse armi.
Voi detenete legalmente diverse armi.
Essi detengono legalmente diverse armi.

Io sono povero in canna e non posso pagare il mutuo.
Tu sei povero in canna e non puoi pagare il mutuo.
Egli è povero in canna e non può pagare il mutuo.
Noi siamo poveri in canna e non possiamo pagare il mutuo.
Voi siete poveri in canna e non potete pagare il mutuo.
Essi sono poveri in canna e non possono pagare il mutuo.

Arma legale più mutuo da pagare fanno un perito da ammazzare.

Sparare per primi significa cavarsela.
Beh, quasi.

Nella caotica e vitale metropoli di Portacomaro d’Asti Dario Cellino si è trovato nei pasticci coi soldi a novantun anni, a quanto sembra dopo una vita di lavoro come mobiliere. Nella casa che gli volevano pignorare c’erano un legalissimo fucile e tre legalissime pistole. Dalla foto non si capisce se c’era anche il cane nella resede, con relativo cartello “Attenti al cane e al padrone”.
In ogni caso, per mettere fine ai giorni di Marco Carlo Massano, quarantaquattro anni e tre figli, è bastato il padrone.

Onore a Pamela Mastropietro! Onore a Desirée Mariottini!

Pamela Mastropietro e Desirée Mariottini avevano trentaquattro anni in due e nel 2018 chiunque avesse l’abitudine di farsi raccontare il mondo dalla “libera informazione” se le è viste presentare come fanciulle in fiore che hanno fatto una fine orribile ad opera del Male personificato.
Nel primo caso un certo Luca Traini si è anche preso la briga di ergersi a vendicatore, superando all’istante in popolarità il parricida Pietro Maso, che quanto a nobiltà di scopi e a raffinatezza di mezzi era rimasto imbattuto molto a lungo.
Sulle pessime abitudini di Mastropietro e Mariottini, oltre che sull’eloquente background da cui sono loro malgrado emerse la “libera informazione” e soprattutto chi se ne fida tendono a sorvolare per quanto possibile.
Violeta Mihaela Senchiu di anni ne aveva trentadue da sola. E aveva tre figli. Il 4 novembre 2018 si è fatta bruciare viva dal signor Gimino Chirichella, che di anni ne ha quarantotto, trascorsi in allegria fra violenze sessuali, sfruttamento della prostituzione, spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione di esplosivo.
Di Violeta Mihaela Senchiu non importa nulla a nessuno: fuori età per un funerale telegenico con palloncini e bara bianca, fuori dal giro delle televisioni e dei programmi-verità del tipo “signora, cosa ha provato quando hanno trovato sua figlia scorticata nel fosso?”, e soprattutto con quello stigma di nazionalità rumena che andava bene fino a quando c’era da dire male dei comunisti, ma che oggi come oggi nella legge che conta davvero, che è quella dell’audience e dei sondaggi, è più una palla al piede che altro.
Non solo Matteo Salvini non perderà nemmeno un secondo per farsi una foto col solito sorriso da garzone di salumeria, ma nemmeno si scomoderà a promettere certezze della pena e tutto quanto il resto. Eppure fino a pochi mesi fa lui e il suo “partito”, per tacere dell’elettorato che ne impesta come una lebbra sifilitica purulenta le cosiddette “reti sociali” e internet in generale, non avrebbero avuto dubbi. Il dileggio per Gimino Chirichella sarebbe cominciato dal metterne in ridicolo il nome e il cognome poco valtellinesi e sarebbe finito col concludere che siccome i terroni non si lavano era necessario quantomai un intervento congiunto di Etna e Vesuvio per un lavacro di fuoco sperabilmente definitivo.
Ma i tempi cambiano: nord e sud della penisola uniti da un ascensore sociale grippato da decenni e da una povertà divorante non voterebbero certo volentieri per chi mette le cose in questo modo, anche se lo ha tranquillamente fatto per trent’anni.
Al massimo si dirà che Violeta Mihaela Senchiu se l’è andata a cercare.
Sicuri di essere nel giusto.

Io sparo e me la cavo – 2

Cosa si fa se si è orfani, soli al mondo e senza nessuno che ti rivolga la parola da un anno all’altro (e magari c’è anche il suo bravo motivo)?
Ci si licenzia dal lavoro, si racconta qualche balla qua e là per contentare i curiosi e ci si chiude in casa.
Unica compagna sempre più fedele -ed è anche il minimo- resta la bottiglia.
Ah, e una Beretta 98, capitata fra le mani in un momento di noia e regolarmente denunciata, ci mancherebbe altro.
Poi la casa vicina passa di padrone, e i padroni nuovi fanno qualche lavoretto.
Che bello! Finalmente si può piantare qualche grana con i tubi delle caldaie e le fosse biologiche che ci si rifiuta di pagare. Ci sono i tribunali intasati da cause su questioni ben meno importanti: perché mai non dare il proprio contributo a quella che è una vera e propria gloria nazionale criticando, supponendo, vagliando, confrontando e giudicando?
Ma i vicini continuano, con tanti saluti alle critiche, alle supposizioni (per tacere delle supposte), dei vagli, dei confronti e dei giudizi.
Non solo vanno avanti con i lavoretti, ma fanno anche rumore.
Di quei rumori che lacerano timpani e borsa scrotale, proprio.
E cosa si fa se non si sopportano i rumori dei vicini?
Una persona razionale, seria, quadrata e tutta d’un pezzo[*] non ha né dubbi né esitazioni.
Li va a cercare una domenica mattina con la Beretta 98 e gli vuota addosso mezzo caricatore.
Ammazzandoli come cani.

[*] E che pezzo.

Sarzana: usa lo spray al peperoncino e scampa a 1500 violentatori!

Dice Repubblica del 16 ottobre 2018:

Caos all’istituto Parentucelli-Arzelà di Sarzana dove sono stati evacuati 1500 studenti. A metà mattina la scuola è stata liberata quando alcuni studenti hanno iniziato ad avvertire dei malori e difficoltà a respirare. Sul posto sono intervenuti il 118, i Vigili del Fuoco e i Carabinieri. Ventidue ragazzi sono stati portati al pronto soccorso. In base ai primi rilievi dei militari, pare che a causare i malesseri sia stato dello spray al peperoncino spruzzato in grande quantità all’interno di una quinta superiore.
La classe in questione è stata la prima ad abbandonare l’istituto, seguita dalle classi adiacenti. La situazione nell’edificio è diventata presto incontrollabile: la dirigenza ha quindi deciso per motivi precauzionali l’evacuazione dell’intero istituto. Nello scorso anno scolastico ci sono stati diversi casi simili in tutta Italia: solo nell’ultimo mese lo spray al peroncino – con conseguente evacuazione e intossicati – è stato spruzzato in scuole di Palermo, Lodi e Mantova. Gli autori del gesto rischiano una denuncia per interruzione di pubblico servizio e procurato allarme, oltreché per le eventuali lesioni che possono aver subito gli intossicati.
I vigili del fuoco hanno riaccompagnato gli studenti del liceo Parentucelli Arzelà di Sarzana a recuperare zaini e effetti personali nelle aule. Secondo quanto riferito dai pompieri che hanno effettuato un sopralluogo insieme ai tecnici di Arpal non ci sono condizioni di pericolo. L’ipotesi è che qualcuno, in una classe situata al secondo piano, abbia forse per scherzo spruzzato dello spray al peperoncino in aula. Hanno dovuto far ricorso alle cure mediche per difficoltà respiratorie una ventina di persone, tra studenti e insegnanti. Sono stati trattenuti fuori dalle aule i ragazzi e il personale dell’Arzelà, circa 300 persone, cioè la parte del plesso in cui si sarebbe verificato il fatto mentre gli altri 1200 sono stati fatti rientrare. Le indagini condotte dai carabinieri ipotizzano i reati di lesioni e interruzione di pubblico servizio. Sul posto anche la Digos e l’Asl 5.

Insomma: secondo la stampa i casi come questo con una mattinata di lezioni perse (uno spreco di pubblico denaro su cui nessun austero educatore si permetterà di frignare, visto che il motivo non era uno sciopero studentesco o una manifestazione politica), l’ingolfamento del sistema giudiziario con qualche altra denuncia stilata per motivi ridicoli e la mobilitazione di un mezzo esercito si verificano almeno quattro volte al mese.
Sugli stupri evitati dallo spray non si ha invece alcun dato attendibile.