Marianna Pepe sparava e se la cavava.
Se la cavava alla grande come tiratrice: medaglie a tutto spiano.
E caporal maggiore dell’esercito.
Poi si è messa con uno che per sua fortuna non doveva essere un gran che come tiratore, altrimenti invece di accontentarsi di picchiarla l’avrebbe senz’altro tolta di mezzo altrimenti, sempre a proposito di gente che spara e se la cava.
Secondo i giornali Marianna Pepe la sera prima della morte sarebbe stata picchiata violentemente dall’ex compagno e, probabilmente, davanti al figlio di lei, di cinque anni. Per sfuggire alle botte, con il piccolo, ha chiesto ospitalità a un amico. A casa di questi la donna avrebbe assunto cocaina e probabilmente farmaci. Poche ore dopo è morta. Secondo primi risultati delle indagini la morte della donna potrebbe essere stata causata dall’assunzione contemporanea di farmaci e alcolici, ma sarà l’autopsia […] ad accertare le ragioni esatte del decesso.
Il tasso melaninico delle splendide persone coinvolte, da un manesco come ce ne sono a milioni a un “amico” che per prima cosa offre cocaina e farmaci a una che gli piomba in casa in quelle condizioni, non è politicamente sfruttabile e la notizia passa sotto relativo silenzio.
Altrettanto indubbio è che la propensione a pessime abitudini e a pessime frequentazioni imperversa anche in quegli ambienti che la propaganda governativa presenta come connotati da una costruttiva salubrità di vita.
Mica stiamo parlando del centro sociale dietro casa.